Racconti Corsari 2017
Potrei limitarmi a dire che è
stato bello. A volte la sintesi o il non espresso fanno fare migliore figura a
chi vuole descrivere e trasmettere un concetto. Potrei dire che l’edizione del
Concorso “Racconti Corsari” archiviata sabato 10 febbraio a Leinì è stata
valorizzata anche dal contesto, l’appena inaugurato teatro Pavarotti realizzato
sotto gli archi di quello che per anni è stato un mercato all’aperto. Potrei dire
che per una volta ancora sono entrato con poche cose da dire e ho riempito
fogli di spunti e appunti, troppi per il tempo a disposizione e per la pazienza
di chi stava ad ascoltare. Potrei, e invece.
Il mio intervento riguardava il
vincitore della sezione “Resistenze”: “I sogni di Velia” di Patrizia Gazzotti
di cui ho curato la postfazione pubblicata nel volume “Il Treno Nero” (Eris
Edizioni). Sullo sfondo l’omicidio di Giacomo Matteotti, coprotagonista
del racconto senza essere mai citato, è sua moglie Velia a ripercorrere una
vita passata a fianco di un uomo ingombrante per il ruolo che ricopre, spesso lontano, ma
da cui non sa e non vuole separarsi. Una testimonianza intima che si aggiunge
alle innumerevoli riportate dalla rete, fitte di personaggi e di avvenimenti,
legate all’omicidio del principale esponente dell’opposizione parlamentare a
quello che sarà il regime del Ventennio.
La premiazione ha mostrato i
frutti di un ottimo lavoro di resistenza portato avanti da singoli e
associazioni: la resistenza nella promozione della lettura e soprattutto della
scrittura, due elementi imprescindibili per l’esercizio del pensiero critico.
Tredici edizioni di un concorso letterario (a volte con moltissimi
partecipanti, a volte con un buon numero di partecipanti, a volte con pochi
partecipanti), nove anni con una media vicina a una presentazione di un romanzo
al mese (a volte con moltissimi spettatori, a volte con spettatori risicati, a
volte senza spettatori) sono numeri che fanno onore a un’esperienza e che lasciano
un segno, seppur piccolo, nel solco della divulgazione.
Il concorso ben rappresenta la
storia di scrittori, lettori, giurati, ospiti, famiglie, istituzioni a diverso
titolo coinvolti. Una storia più piccola di quella che si presenta con la
lettera maiuscola, non degna di essere citata in un’enciclopedia, ma viva e
vegeta, non come quella dei racconti preceduti dal monito “tratto da una storia
vera” che per molti vale tout court come garanzia di qualità.
Potrei limitarmi a dire che è
stato bello. O che ci si incontrerà di nuovo alla prossima edizione del
concorso. Si vedrà. Il tempo chiude sempre le porte, e lo fa anche con l’arte
che dovrebbe avere in sé funzione eternatrice. Ma forse “eternare” è sinonimo
di illusione, o di speranza, come in tutte le cose degli uomini.
Commenti